Nova Civitas Centro guide per visite guidate alla Certosa di Padula
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nova civitas espone nella certosa di san lorenzo la mostra 

"Dov'è la patria nostra? Luoghi, memorie e storie della Legione ceco-slovacca in Italia durante la Grande Guerra"
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La Certosa di San Lorenzo in Padula (SA), fra il 1916 ed il 1919, ossia durante la Prima Guerra Mondiale, è stata utilizzata come campo di prigionia;
Il monumento, infatti, divenne il principale punto di raccolta per oltre 10.000 prigionieri ceco-slovacchi, arruolati poi nell'esercito italiano come Legione.
La Nova Civitas Soc. Coop. di Padula e la Soprintendenza BAP di Salerno e Avellino, a seguito di un'intensa attività di studio e ricerca, hanno allestito nei -locali della passeggiata coperta-, la mostra permanente intitolata "Dov'è la patria nostra? Luoghi, memorie e storie della Legione ceco-slovacca in Italia durante la Grande Guerra".
I documenti, le foto ed i cimeli presenti nell’esposizione, consentono al visitatore di conoscere un’inedita pagina di storia, che ha segnato le sorti dell’Italia e della Repubblica Cecoslovacca.
Clicca qui per vedere le foto dell'inaugurazione.
Orari di apertura (invernale)
 Dal sabato alla domenica  :
Mattino - dalle ore 10.00 alle ore 13.00
Pomeriggio - dalle ore 15.00 alle ore 18.30
Sarà possibile visitare la mostra negli altri giorni della settimana (Martedì escluso - giorno di chiusura della Certosa di San Lorenzo) previa prenotazione.

la nascita di un progetto

Il progetto nasce dalla consapevolezza che la memoria storica, intesa come ricordo del passato che si diffonde tra gli individui, costituisce un bene dell'umanità e, in quanto tale, va tramandata alle future generazioni. Progettare il futuro partendo dal passato: è questo il punto di partenza di questa intensa ricerca storica che mira a diffondere una pagina di storia trascurata negli anni. L'input per tale lavoro è arrivato dalla tradizione orale popolare tramandata per anni da padre in figlio che, se da una parte ha portato alla perdita di preziose informazioni, dall'altra è stato il trampolino di lancio per questo studio storico. Nella memoria del paese spesso si fa riferimento ad una strada definita “Strada dei prigionieri” che dalla sommità del paese conduce alla piana di Mandranello ed è da tale indizio toponomastico che si è partiti per approfondire questa pagina di storia sconosciuta ai più. La ricerca si è basata sulla consultazione di svariate fonti e documenti che ha permesso di identificare tali “prigionieri” con i legionari cechi e slovacchi presenti nel campo di prigionia della Certosa a partire dal 1915. Lo step successivo è stato quello di ricostruire la storia del campo attraverso il reperimento di oggetti e i cimeli (degna di nota è la scacchiera lignea all'interno della quale è la dedica dei prigionieri al generale Finiguerra) custoditi dagli eredi del generale Francesco Finiguerra, generale del campo. L'indagine storica è stata accompagnata dal recupero di immagini dell'epoca che ben documentano tutte le fasi di costruzione del campo di prigionia; tutto ciò è stato possibile grazie alla grande passione per la storia e alla volontà di portare alla luce e, soprattutto, promuovere questo tassello di storia che appartiene all'intera umanità.
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fonti e documenti

Archivio storico dello Stato Maggiore dell’Esercito – Roma 
Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio – Roma
Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano- Roma
Cedos - Centro Documentazione Storica sulla Grande Guerra – S. Polo di Piave
Fondazione Museo Storico del Trentino- Trento
Biblioteca- Emeroteca “ Tucci”- Napoli
Fondo Privato Eredi Finiguerra ( Coniugi Mauro Salvatore - Felicia Palmieri)- Lavello
Fondo Fotografico Privato Sergio Tazzer - Treviso
Fondo Fotografico Privato Giuseppe Russo - Padula

Fonte : "Rassegna Storica Salernitana" numero 35 del Giugno 2001 - Laveglia editore
​IL” CAMPO DEI PRIGIONIERI CERTOSA DI PADULA” NELLA GRANDE GUERRA.

La Certosa di Padula, prima di ritornare, restaurata e 'ritrovata' il grande monumento visitato ogni anno da centinaia di migliaia di turisti, ha conosciuto una storia travagliata, tra il suo abbandono da parte dei monaci dopo l'eversione, dei beni ecclesiastici da parte del nuovo governo liberale e il recupero effettuato recentemente dalla Soprintendenza dei Beni Culturali.
In queste vicende, più o meno conosciute, il grande convento ha ospitato per ben quattro volte campi di concentramento, eco lontano delle due guerre mondiali, che soltanto di striscio, nel settembre del'43, toccarono direttamente con i loro combattimenti il Vallo di Diano.
Gli episodi più famosi della organizzazione dei campi di internamento riguardano il '44 e il '45, quando gli alleati costruirono  il 371° Campo P. W., poi chiamato <A> Civilian Intenee's Camp, concentrandovi i vertici del fascismo dell'Italia Centro Meridionale, uomini come Valerio Pignatelli, Paolo Orano, Achille Lauro, ecc. Il campo di Padula divenne così, dopo la guerra una piccola icona della destra italiana, ricordato in diari come quello edito all'inizio degli anni '50 dal giornalista Nelson Page o in quello, appena pubblicato, di Valentino Orsolini Cencelli, personaggio di primo piano del regime e direttore delle grandi opere di bonifica del fascismo praticamente in tutta Italia.
La Certosa ebbe però altri ospiti, come prigionieri di guerra. Alla fine della Grande Guerra era uno dei campi di “rieducazione” per i disertori italiani, mentre nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale raccolse alcune migliaia di prigionieri alleati, prevalentemente ufficiali inglesi catturati in Africa.
Meno famosa, invece, è la storia del primo Campo, quello costruito ed utilizzato durante la Grande Guerra, che nel 1917 incontrò, in uno sperduto paese del Mezzogiorno, il nazionalismo boemo, vivendo alcune pagine importanti della prima indipendenza cecoslovacca.
Il campo di Padula fu il principale centro di raccolta e di formazione dei volontari cechi e slovacchi che costituirono in Italia la divisione di fanteria che partecipò, nell'ultimo anno della Grande Guerra, alla costituzione della Legione Cecoslovacca ,prima e alla definitiva fondazione della nuova Repubblica Cecoslovacca poi.
L' organizzazione del grande “Campo dei Prigionieri di Guerra Certosa di Padula”, com'era la sua denominazione ufficiale, risaliva alle prime fasi del conflitto. Lo Stato Maggiore dell'Esercito, una settimana dopo la dichiarazione di guerra, richiese ai Comandi dei Corpi d'Armata Territoriali di individuare località adeguate per concentrarvi prigionieri che si speravano numerosi già nelle prime fasi del conflitto, individuando dei criteri essenziali: la lontananza dalle zone di guerra, la disponibilità di mura che formavano recinzioni già pronte su spazi vasti, la suddivisione corrispondente alle armate del Regio Esercito.
La Certosa di Padula corrispondeva senza dubbio a queste indicazioni, con una struttura solida, facilmente controllabile, con una infinità di locali utilizzabili all'interno dell'antico cenobio, e l'immenso giardino cinto dal muro antico dotato di soli due accessi oltre quello principale del Monumento. Inoltre la distanza dal fronte, ma anche dai grandi centri o dalle principali arterie di comunicazione era di certo un antidoto per eventuali tentativi di fuga. Invece la presenza della stazione ferroviaria, con una linea a scarsissima traffico civile, a soli due chilometri rendeva il campo assolutamente funzionale sul piano logistico, sia per il trasporto deì prigionieri, della truppa e dei funzionari che di tutto il materiale necessario alla costruzione prima, alla gestione del campo poi.
La struttura fu affidata al Generale dei Carabinieri in pensione, richiamato per la guerra, Francesco Finiguerra, e gia’ nella primavera del 1916 raccolse circa duemila soldati austroungarici.
Il 20 aprile il Presidente della Commissione Paolo Spingardi gia’ indicava come obiettivo per il campo una capacità di raccolta di almeno diecimila soldati, scegliendolo come il piu’ grande del paese.
Pochi mesi dopo il campo di Padula raccoglieva piu’ del 16% del totale dei soldati catturati dal nostro esercito in diciotto mesi di guerra: sui 79.978 soldati dichiarati ben 13.138 e 64 ufficiali erano stati raccolti a Padula, anche per le scelte politiche che nel frattempo erano maturate; altri ufficiali, in gran parte cechi, erano concentrati in alcuni ricoveri tra Sala Consilina e Polla .
In quel momento probabilmente nessuno aveva ancora partecipato ai campi di lavoro.
Ai mesi tra l'autunno del 1916 e i due anni successivi appartengono le foto pubblicate in questo numero, conservate dalla nipote del generale Finiguerra, foto che testimoniano innanzitutto della costruzione e della organizzazione del Campo, e della realizzazione di alcune opere pubbliche in campi di lavoro. Alla fine, come testimoniano le foto e le carte, furono messe in piedi sessantasette grandi baracche per i militari prigionieri, due grandi baracche che funzionavano  per le punizioni, tutti i servizi, dalle' stalle alle cucine al teatro, anch'esse in edifici estranei al corpo centrale ma ovvia- mente interni alla grande cinta antica del vecchio cenobio. La raccolta del comandante del campo spiega da sola l'orgoglio per la gestione della struttura, e così i regali e i ricordi lasciati al generale Finiguerra dai prigionieri, ancora conservati nella sua antica casa di Lavello.
Il Campo di Padula. nella primavera del '17 trasformò la sua funzione. Fino ad allora era uno dei tanti sparsi dalle immediate vicinanze del fronte  fino alla Sicilia; in quelle settimane, invece, maturò un ruolo politico di primo piano, inserendosi a pieno titolo nella storia della libertà ceca. Nei mesi precedenti nel campo di Santa Maria Capua Vetere sì era costituito il Corpo Volontario Cecoslovacco. Il movimento, inizialmente molto ridotto, crebbe vertiginosamente intorno ad alcuni aspiranti e sottufficiali, Jan Capek, Jan Boril, Bedrich Havlena, Josef Longaj, dotati di grande .talento organizzativo e legati alla straordinaria esperienza dei Sokol, la più importante associazione culturale del mondo ceco, e degli slavi in generale. La concentrazione finale però fu decisa nel Campo di Padula, dove erano presenti già migliaia di cechi e di slovacchi, oltre ai tedeschi e agli ungheresi che vennero progressivamente sgomberati e diretti verso altri campi. Il generale Spingardi trasformò decisamente in realtà le valutazioni politiche emerse nei mesi precedenti, inviando numerose circolari che disponevano l'invio da tutti i campi a Padula, circolari che continuarono per mesi fino alla definitiva costituzione della Legione.
A Padula, nella piccola stazione cominciarono a giungere quotidianamente convogli su convogli, che trasportavano migliaia e migliaia di cecoslovacchi. Nell'inverno giunsero persino i marinai cechi protagonisti del clamoroso ammutinamento della torpediniera I. B 1, episodio che fece scalpore, perché unico nella storia della guerra nell'Adriatico fino ad allora. La vita nel Campo, raccontata in innumerevoli diari e lettere conservate a Praga, rappresentò una pagina originale ed unica nella storia della Grande Guerra. La direzione del Corpo dei Volontari costituì tra i prigionieri dell'antico convento una compagnia teatrale, che rappresentò grandi autori, da Molière a Gogol. Gli spettacoli si tenevano nel teatro donato dagli americani ed erano aperti anche ai civili italiani di Padula e dei paesi vicini. Fu formata un'orchestra sinfonica di ben 60 elementi, che si esibì anch'essa in spettacoli pubblici all'interno della Certosa. Furono tenuti corsi linguistici, pubblicati bollettini ed operarono artisti che diventarono poi famosi per l'iconografia dell'indipendenza boema.
 La vita politica del Campo fu il fatto decisivo, rispetto alle importanti ma complementari iniziative culturali. La direzione dei Corpo dei Volontari, ridefinita all'interno del Campo, organizzò la truppa con grande attenzione alla disciplina e alla formazione politica dei volontari, mentre si aspettavano gli esiti delle trattative tra il Consiglio Nazionale Cecoslovacco e gli alleati, in pratica il via libera al ritorno dei cecoslovacchi al fronte. Questa volta però con gli italiani e le altre truppe dell'Intesa, con il sogno della libertà e dell'indipendenza per la nuova Cecoslovacchia. Il carattere democratico e patriottico del movimento che viveva a IPadula qra fonte di entusiasmi crescenti. I volontari si davano del tu e si chiamavano fratelli. Le adesioni crebbero a tal punto che praticamente tutti i cechi e i non pochi slovacchi che arrivavano nel campo entravano nel Corpo dei Volontari. Passi avanti nell'organizzazione militare si
fecero sullo scorcio del 1917, quando Edvard Benes, accompagnato dall'onnipresente ed attivissimo capitano Hlavacek, arrivò a Roma, ottenendo il riconoscimento della costituzione della sede del Consiglio Nazionale Cecoslovacco a Roma e, con un memaranavn, propose la formazione di un corpo armato che doveva battersi con gli alleati
Iniziò poi il giro di visita dei campi di prigionia, visita tanto attesa e sospirata dai prigionieri che già riconoscevano gli eroi della nuova nazione Benes visitò gli ufficiali a Città Ducale, Sala .e Polla e arrivò a Padula.
 Lo storico ceco di quegli anni, Bohumir Klipa, ricorda l'immensa impressione che si ebbe a Padula: «Benes ritornò addirittura sbalordito e più tardi scrisse che era stata una delle impressioni più forti che avesse ricevuto durante la guerra "Ho visto come nasce la libertà di un popolo e come si crea uno stato Già da lunghi mesi i nostri soldati, radunati un po' per volta e organizzati militarmente, aspettano solo l'ordine di recarsi al fronte"»9 All'inizio di ottobre lc autorità italiane consentirono la formazione di alcuni battaglioni di lavoro organizzati autonomamente, ma non la composizione di truppe armate.
 A Padula, ricorda Klipa la decisione non suscito entusiasmo, ma non si spense la speranza di ritornare al fronte con la nuova bandiera dell'indipendenza ceca E il pittore Bretislav Bartos dipinse una bandiera che divenne i simbolo dei volontari di Padula, un'allegoria della sòlicarietà tra popoli slavi della Boemia, della Moravia e della Slovacchia, che ft chiamata Per la Libertà.
La sconfitta della nostra seconda armata, a Caporetto, provocò allarmi e tensioni, ma il 29 ottobre jan Capek inviò, a nome de volontari di Padula, un telegramma di sostegno e di appoggio a governo italiano, rinnovando la volontà dei volontari di battèrsi coi l'Intesa, mentre nell'antica Certosa i prigionieri organizzarono recite e concerti per raccogliere fondi per i profughi.
Nei mesi successivi molti furono impegnati in lavori intorno ai paese, ed in particolar  modo nella costruzione della strada che aprì nelle. colline dell'Appennino la comunicazione tra il paese de valli montane di Mandrano e Mandranello, dove tra l'altro c'era oramai dai tempi della caccia ai Briganti  uno  dei grossi depositi della cavalleria italiana.
 Alcune delle foto del]archivio furono scattate proprio in occasione della costrizione dei a strada, un lavoro che durò tre, mesi e che fu sostenuto logisticamente con l'impiantò di un grande accampamento per i prigionieri sulle colline del Piesco.
La svolta arriva a Padula all'inizio del 1918.
 Nel febbraio vengono costituiti alcuni battaglioni di lavoro, con comandi misti, mentre riel campo le razioni vengono equiparate a quelle italiane. Alcuni di questi partono dalla stazione di Padula, accompagnati da Hlavacek, organizzati e disciplinati in maniera tale da stupire gli ufficiali italiani Si fa sentire il nuovo clima internazionale. A Roma è sorto il 'Comitato per l'accordo tra le nazionalità oppresse', tra, i promotori ancora Andrea Torre. Con il Patto, di Roma due mesi dopo gli slavi e le altre nazionalità si schierano per la fine della duplice monarchia.
A Padula viene sospeso l'invio dei battaglioni di lavoro per ordine di Badoglio che contestualmente avvia l'inquadramento di ufficiali e sottufficiali cecoslovacchi Nel campo di Padula a partire dal 13 marzo le razioni dei viveri dei cecoslovacchi diventano le stesse dei soldati italiani  ; si inizia ufficialmente la costituzione della Legione Cecoslovacca. Il Comando Supremo il 25 marzo 1918 emana gli ordini per l'inquadramento definitivo del Corpo dei Volontari di Padula viene avviata la regolamentazione del trattamento militare ed alimentare, vengono confermate sia le formazioni organiche costituite a Padula (battaglioni e compagnie), che il trattamento disciplinare vigente presso il Campo di Concentramento, concesse libertà di movimento, mense comuni ad italiani e cecoslovacchi, stipendi identici13
Il 15 aprile la Legione e riconosciuta dal nostro governo, qualche giorno dopo è sottoscritto l'accordo con il consiglio nazionale cecoslovacco rappresentato dal generale Stefanik. La settimana successiva Vittorio Emanuele Orlando per il governo italiano e il generale Stefanik per il Consiglio Nazionale Cecoslovacco firmano la Convenzione di Roma che riconosce l'esistenza a fianco dell'Italia e dell'Intesa del nuovo esercito cecoslovacco. Soldati ed ufficiali vengono equiparati ai militari italiani, l'uniforme (della fanteria italiana) ha due riconoscimenti speciali li pugnale degli arditi, con in aggiunta il capello degli alpini Inizia la distribuzione delle armi. Partono per Padula in delegazione del Consiglio Nazionale Osusky, Pesi ed altri dirigenti. Ricorda KJìpa che il risultato è eclatante: oltre l'80% dei prigionieri vuole tornare al fronte con il nuovo 'esercito' I. Il comando della divisione è affidato al generale Andrea Graziani. A maggio inizia la partenza della Legione, che conta circa 12.000 uomini. Le foto testimoniano l'entusiasmo che circonda questa vicenda. I soldati sfilano tra due ali di folla e raggiungono la stazione partendo dal maestoso ingresso dell'antica Certosa, circondati dai cittadini di Padula e da innumerevoli bandiere. Possono sicuramente annunciare l'inizio della fine per la duplice Monarchia.

libro: Dalla Moldava al Piave. I legionari cecoslovacchi sul fronte italiano nella grande guerra

TitoloDalla Moldava al Piave. I legionari cecoslovacchi sul fronte italiano nella grande guerra
Autore Eugenio Bucciol
Editore Nuova Dimensione, 1998
ISBN8885327907, 9788885327900
Lunghezza84 pagine

libro: la nuova europa

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facciata della Certosa
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planimetria
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la Certosa prima dell'arrivo dei Cecoslovacchi
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soldati

inaugurazione della mostra - 15 dicembre 2012

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PROGRAMMA

15 DICEMBRE 2012


► CERIMONIA D’INIZIO – ore 9,30
(Certosa di S.Lorenzo, Corte Esterna, scala di ingresso)


▪ Esecuzione degli inni Italiano, Ceco e Slovacco


▪ Scoprimento della Lapide commemorativa trilingue
(Ingresso Parco, già Campo di Prigionia)


► INDIRIZZI DI SALUTO – ore 10,00
(Certosa di S.Lorenzo, Sala del Refettorio)


Introduce: Caterina Di Bianco – Nova Civitas Soc. Coop.


Saluti:

-Gennaro Miccio - MiBAC Soprintendente BAP di Salerno e Avellino
-Paolo Imparato - Sindaco della Città di Padula
-Tiziana Bove Ferrigno – Assessore alla Cultura Città di Padula
-Gerarda Maria Pantalone - Prefetto di Salerno
-Petr Buriánek - Ambasciatore della Repubblica Ceca
-Mária Krasnohorská - Ambasciatore della Repubblica Slovacca
-Antonino Zarcone - Capo Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito
-Matteo Paesano - Capo Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa


Presiede: Sebastiano Martelli – Direttore Dipartimento di Studi Umanistici U I.SA.


► CONVEGNO STORICO

“1915 – 1919. Italia e Cecoslovacchia:
la Legione ceco-slovacca e il riscatto dall’Austria-Ungheria”


I Sessione – ore 11,00


Introduce: Carmine Pinto – Università degli Studi di Salerno


Interventi:
-Francesco Leoncini - Università Ca’ Foscari di Venezia
-Pavel Helan - Università Carlo di Praga
-Michal Ksinan - Istituto Storico di Bratislava presso Accademia Slovacca delle Scienze

Presiede: Piero Crociani - Archivio di Stato Maggiore dell’Esercito

● Pausa pranzo – ore 13,00
(Cucina della Certosa di S.Lorenzo)


II Sessione – ore 15,00


-Giovanni Villani - MiBAC Soprintendenza BAP di Salerno e Avellino
-Vincenzo Maria Pinto - Referente storico ova Civitas Soc. Coop.
Presiede: Eugenio Bucciol – Storico della Grande Guerra


Comunicazioni – ore 16,00
-Giuseppe Mazzaglia - Nicolosi (CT)
-Giovanni Aiello - Reggio Calabria
-Sergio Tazzer - Treviso
-Josef Kaspar – Roma


► PROIEZIONE VIDEO RICOSTRUZIONE TRIDIMENSIONALE CAMPO – ore 17,00


► INAUGURAZIONE MOSTRA PERMANENTE – ore 17,30
(Passeggiata coperta)



“Dov’è la patria nostra?
Luoghi, memorie e storie della Legione Ceco-slovacca Italiana
durante la Grande Guerra”



 
Indirizzo di saluto:


Mauro Menichetti – Direttore Dipartimento di Scienze del Patrimonio
Culturale U I.SA.

album fotografico

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La mostra dal titolo “Dov’è la Patria nostra? Luoghi, memorie e storie della Legione cecoslovacca in Italia durante la Grande Guerra” è allocata all’interno di un ampio spazio museale situato all’interno della Certosa di S. Lorenzo in Padula (SA), monumento d’interesse internazionale. All’interno dell’edificio certosino, Patrimonio dell’Umanità, è stato allestito un percorso museale che si propone di sensibilizzare i fruitori sulla nascita della legione ceco-slovacchi in Italia durante la Grande Guerra e, nello specifico, dei luoghi e delle memorie del primo campo di prigionia della Certosa di Padula. Lo spazio espositivo, grazie alla presenza di numerosi pannelli esplicativi, diventa uno strumento di crescita culturale, rientrando a pieno nella definizione dell’ICOM (International Council of Museums) che identifica il Museo come un’istituzione […] al servizio della società e del suo sviluppo. E’ aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto. La location è facilmente raggiungibile essendo situata lungo la cosiddetta “passeggiata coperta”, accessibile tramite lo scalone vanvitelliano (ultima tappa della visita al monastero) per cui s’integra perfettamente nel percorso di visita al monumento stesso. L’area museale copre una superficie molto estesa (98 m x 5m) ed è suddivisa in più sezioni tematiche, con esposizioni di riproduzione di documenti e cimeli privati; l’ultima sezione (dotata di circa 50 sedie) è riservata alla proiezione di un video, a cura della Nova Civitas soc. coop., che mostra la ricostruzione 3D del campo di concentramento. All’ingresso dello spazio museale è possibile recuperare tutte le informazioni utili grazie alla presenza costante dei soci della Nova Civitas, che accolgono il visitatore e lo accompagnano durante tutto il percorso di visita. Gli ambienti museali sono illuminati da luce artificiale in modo da evitare il deterioramento degli oggetti ivi presenti ed esposti nelle apposite teche in plexiglass. Ad oggi il Museo conta circa 10.000 presenze con picchi di visitatori durante i giorni festivi; le presenze sono state calcolate in base alle firme lasciate sul registro collocato all’inizio del percorso di visita. 


Descrizione del contenuto: la mostra “Dov’è la Patria Nostra? 


Luoghi, memorie e storie della Legione ceco-slovacca in Italia durante la Grande Guerra” Dal 15 dicembre 2012 tale spazio museale ospita la mostra “Dov’è la Patria nostra? Luoghi, memorie e storie della Legione ceco-slovacca in Italia durante la Grande Guerra”, curata dalla “ova Civitas soc. coop. di Padula e dalla Soprintendenza BAP Salerno e Avellino. L’esposizione è composta da circa 40 pannelli, riproducenti circa 400 documenti d’archivio, suddivisi in sei sezioni. Nella prima sezione -“Tre anime un solo cuore”- è delineato il quadro generale entro il quale si inserisce il campo di prigionia di Padula. La sezione è arricchita da una scacchiera in legno la quale reca, all’interno, la dedica da parte dei prigionieri ceco-slovacchi al Gen. Francesco Finiguerra: “Campo di concentramento di Padula, ricordo dei prigionieri di guerra al Sign. Generale Francesco Finiguerra Comandante del Campo 1916-1917”. La seconda -“Il campo di Padula”-, dedicata alle fasi della costruzione del campo, è ricca di documenti e di oggetti vari, come la tela che riproduce il progetto originario del campo in forma vettoriale e le due divise –con spalline in argento- appartenute al Gen. F. Finiguerra. Il percorso continua con la terza sezione -“Il Campo dei Ceco-Slovacchi”-, nella quale è illustrata l’organizzazione del campo e la vita dei prigionieri, suddivisa tra lavoro e momenti di svago. Vi sono esposti, inoltre, anche importanti oggetti come il timbro utilizzato per le corrispondenze con il volto del Gen. Finiguerra e il ritratto di Edvard Beneš, uno dei più importanti fautori dell’indipendenza ceco-slovacca, il quale nel settembre del 1917 visitando il campo di concentramento di Padula pronunciò la frase: “Ho visto come nasce la libertà di un popolo e come si crea uno Stato. Già da lunghi mesi i nostri soldati, radunati un po’ per volta e organizzati militarmente, aspettano solo l’ordine di recarsi al fronte”. Nella quarta sezione –“L’eredità dei prigionieri”- sono esposti documenti riproducenti le tracce tangibili della presenza dei prigionieri ceco-slovacchi nella Certosa e a Padula, rappresentate da: opere pubbliche (baracche; acquedotto e sistema fognario; Strada dei Prigionieri) e di manutenzione e ristrutturazione degli ambienti del monastero; iscrizioni murarie facenti riferimento al campo; graffiti degli internati. Sono presenti, altresì, due teche: in una sono esposte una serie di cartoline che documentano la vita nel campo, oltre a diversi ritratti di ufficiali e generali; nell’altra è custodito l’album, recuperato dai discendenti del Gen. F. Finiguerra, con 40 foto scattate durante il periodo di attività del campo e in ottimo stato di conservazione.


La visita continua con la quinta sezione –“Da Padula al fronte”-, descrittiva degli eventi storici riguardanti la fine del campo di prigionia e la nascita della Legione ceco-slovacca, allorquando i prigionieri diventano legionari nell’esercito italiano. La narrazione è arricchita dalla ricostruzioni in scala di alcune baracche che riproducono una delle cucine presenti all’interno del campo, la latrina e il teatro. La sesta sezione –“L’epilogo”- è quella conclusiva e riguarda la partenza dei legionari cecoslovacchi, con la riproduzione di una serie di documenti fotografici e corrispondenze. La visita alla mostra si conclude con la visione di un video con la ricostruzione tridimensionale del campo e il bollettino di guerra del 4 novembre 1918 a firma del generale Armando Diaz con il quale si annuncia, per la prima volta, la fine delle guerra e la vittoria dell’Italia grazie anche alla presenza di una divisione cecoslovacca. La Mostra, per il rilevante valore storico e culturale, ha ottenuto uno speciale riconoscimento da parte del Presidente della Repubblica On.le G.Napolitano, il quale ha donato alla Nova Civitas soc. coop. un medaglione con propria firma e simbolo della Repubblica. Tale spazio museale, pertanto, rappresenta un’occasione unica di conoscenza per il turista, attraverso un’esperienza storico-narrativa nei luoghi ove le vicende storiche si svolsero.

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